
Ecovillaggi e comunità intenzionali: verso una rete di reti
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Ecovillaggi, comunità, associazioni e gioco di squadra
Ecovillaggi e Conacreis aps hanno più o meno la stessa storia: oltre vent’anni di confronti e incontri sull’utilità di collegare esperienze, quando era persino difficile comprendere il significato della parola ecovillaggio.
In quel periodo Conacreis aps ancora non esisteva ufficialmente, anche se la discussione era comunque ripresa da un convegno all’altro, in particolare sull’opportunità di avere un confronto con le istituzioni pubbliche.
Ecovillaggi: dialogo con gli enti pubblici
Il bisogno di essere visibili, in sostanza riconosciuti come soggetti alle prese con progetti non ordinari e tanta burocrazia ignorante, divideva e ancora un poco divide gli appartenenti di questo mondo di spiriti liberi.
Secondo alcuni il dialogo con gli enti pubblici non era necessario per costruire le proprie strutture con materiali innovativi e avere spazi per necessità ben diverse da quelle di una normale famiglia. Altri erano convinti del contrario, perché in questo Paese non sai mai chi incontri e cosa ti risponderanno negli uffici ai quali ti sei rivolto.
Mancavano la competenza dei tecnici e le soluzioni amministrative che avrebbero permesso la costruzione di un ecovillaggio, con tanto di ambienti nei quali socializzare, materiali ecologici di costruzione e altri dettagli come il risparmio del consumo d’acqua e l’autoproduzione energetica.
Gli ecovillaggi, oggi
Oggi il clima sociale è finalmente cambiato e l’attenzione è migliore, ma spesso mancano gli strumenti per realizzare progetti innovativi.
Per quanto siano passati oltre vent’anni, ancora ci affidiamo alla buona volontà di amministratori sensibili o ci aggrappiamo alle normative delle Regioni più attente alle innovazioni nell’ambito degli ecovillaggi. In fondo l’idea di “fare rete” serve anche a questo, ad avere una migliore diffusione delle buone soluzioni attuate da qualcuno, anche se in un’altra Regione.
Continua a mancare un vero e proprio spazio di manovra nel quale individui e gruppi possano muoversi con relativa tranquillità in vista della costruzione del loro sogno.
Alcuni Paesi europei, o di altri continenti, premiano chi vuole realizzare ambienti ecologici e considerano un valore aggiunto avere nei loro territori gruppi che investono nella qualità della vita.
Qui da noi si vive ancora di speranza, perché non possiamo prevedere cosa risponderanno i Sindaci o i loro tecnici, sopraffatti dai rispettivi Piani Regolatori comunali o regionali o assillati dalla paura di sbagliare.
Verso una “rete di reti”
Ecco che l’idea di lavorare insieme è più che mai attuale e, infatti, siamo passati dalla necessità di creare la nostra rete all’opportunità di costituire una “rete di reti”.
In questo modo cerchiamo i punti di contatto tra i nostri ambienti, piuttosto che rimanere concentrati sugli aspetti specifici dei nostri obiettivi, con il vantaggio reciproco di aumentare la massa critica costituita da quanti desiderano scegliere come vivere la socialità in armonia con il territorio.
Certo possiamo sempre scegliere di proseguire ciascuno per conto proprio, alimentando una sorta di moto perpetuo tra le nostre richieste e le non risposte di un Paese che guarda ai numeri piuttosto che al valore delle buone pratiche: più che una critica ai politici che da vent’anni ci fanno notare di essere troppo pochi, dunque poco significativi rispetto ai bisogni dei cittadini, il nostro è un richiamo all’efficacia del gioco di squadra.
L’ecovillaggio, proprio come le comunità intenzionali, è anche questo: la forza delle differenti caratteristiche che danno un colore unico e irripetibile alle nostre esperienze di vita.